di Diego Ambrosioni e Michele Bosio
Vincenzo Antonio Maria Petrali nacque a Crema il 22 gennaio 1830 alle ore 3.00 da Giuliano Petrali e da Ortensia Spinelli.1Crema, Archivio Parrocchiale di San Benedetto, Libro degli atti di nascita
La famiglia, il cui nonno era originario di Casalpusterlengo, risiedeva nella Contrada dei Civerchi al numero civico 1096 e facente parte della Parrocchia di San Benedetto in Crema.2Cfr. PEROLINI, Mario, Vicende degli edifici monumentali e storici di Crema 2a parte, in «Insula Fulcheria», VIII, 1969, pp. 82-84.
Casa natale di Vincenzo Petrali a Crema (oggi via Civerchi, 13)
(fotografie di Simone Della Torre)
La musica era parte centrale nell’attività famigliare: suo padre Giuliano era organista del Duomo di Crema, definito dal noto organaro bergamasco Giuseppe Serassi «giovane pieno d’armonia brillante, e di molta espressione nel sonare l’organo»3Cfr. SERASSI, Giuseppe, Sugli organi Lettere di Giuseppe Serassi, Bergamo, Stamperia Natali, 1816, p. 42, sua sorella Francesca era «maestra di piano»4Cfr. CARNITI, Antonio, Musica e Musicisti in Crema in «La Nuova Musica», XXII, settembre-ottobre 1917, n. 314-15, p. 44 e suo cugino Giovanni Bottesini (1821-1889) fu un celebre contrabbassista, compositore e direttore d’orchestra.
In questo contesto Vincenzo ricevette la sua prima formazione musicale proprio sotto la guida del padre Giuliano, dapprima con lo studio del violino per poi passare al pianoforte e all’organo.5Cfr. CIRCOLO ARTISTICO BERGAMO, Vincenzo Petrali nel X anniversario della morte, Bergamo, Istituto Italiano d’Arti Grafiche, 1899, p. 1
(Archivio privato eredi Petrali-Cicognara, fotografia di Diego Ambrosioni)
(Archivio privato eredi Petrali-Cicognara, fotografia di Diego Ambrosioni)
Infatti già all’età di 9 anni, il giovane Vincenzo fu impiegato come organista presso la chiesa dell’Ospedale e di San Benedetto a Crema. Le cronache raccontano anche che “essendo troppo piccolo per arrivare colle mani e coi piedi alla tastiera ed ai pedali, si faceva aiutare dalla madre, donna amorevolissima alla quale il Petrali diceva di dover tutto, giacché senza la sua assistenza, egli non avrebbe mai avuto la costanza di studiare come fece”.6Cfr. N.N., Biografia e Bibliografia – Vincenzo Petrali in «Musica Sacra», XIV, febbraio 1890, n. 2, pp. 25-27
Fu poi affidato alla sapiente guida di un altro grande musicista cremasco, Stefano Pavesi (1779-1850), maestro di Cappella del Duomo di Crema, che lo guidò attraverso il rigore e la disciplina del contrappunto e della composizione musicale.
Di questo periodo conserviamo l’atto sottoscritto da Pavesi sugli studi compiuti:7Bergamo, Archivio Privato Eredi Petrali-Cicognara, d’ora in poi abbreviato in APEPC
(Archivio privato eredi Petrali-Cicognara, fotografia di Diego Ambrosioni)
Successivamente entrò al Regio Conservatorio di Milano, dove poté perfezionarsi con Antonio Angeleri (1801-1880), docente di pianoforte dal 1826 al 1871, ed affinare le proprie cognizioni nell’arte della composizione con Placido Mandanici (1798-1852).
Della sua prima formazione musicale, ci da notizia anche lo stesso Vincenzo in un’interessante lettera (scritta da Giambattista Castelli8ringrazio per la segnalazione il Prof. Giosuè Berbenni)senza data ma ascrivibile tra il 1876 – 1877 indirizzata all’Amministrazione della Cattedrale Metropolitana di Milano per il posto vacante di Maestro di Cappella, dopo la morte del Maestro Raimondo Boucheron (1800-1876):
“Avuta la prima educazione Musicale dal proprio Genitore, il ricorrente, ancor giovinetto, passò a studiare per quattro anni l’Armonia, il Contrappunto e la Composizione sotto gli insegnamenti del celebre Maestro Stefano Pavesi, dopo la morte del quale, il ricorrente stesso veniva a continuare per altri due anni i suoi studi presso il Chiarissimo Maestro Mandanici in cod. cospicua Città. Contemporaneamente a tali studi il sottoscritto si dedicava con assiduità e con vero trasporto particolare al suono dell’Organo da Chiesa, sul quale volle studiare tutti i possibili effetti, seguendo all’uopo tutte le nuove invenzioni dei diversi congegni meccanici che il progresso dell’Arte, e lo studio dei più rinomati Fabbricatori, veniva mano mano introducendo per moltiplicare e per migliorare sempre più gli effetti armonici di questo Sovrano Istrumento”.9APEPC, copia della lettera Alla Illustre Amministrazione della Insigne Cattedrale Metropolitana di Milano, senza data.
(Archivio privato eredi Petrali-Cicognara, fotografia di Diego Ambrosioni)
Petrali possedeva straordinarie doti musicali, tanto da poter passare con disinvoltura dal violino al violoncello, al contrabbasso, e conseguentemente poter accettare scritture teatrali per suonare in orchestra ciascuno di questi strumenti. Nel 1846 si esibì al Teatro Tacon (L’Avana, Cuba) nella duplice veste di violinista ed accompagnatore al pianoforte con il già citato Giovanni Bottesini (1821-1889) e Luigi Arditi (1822-1903), violinista e direttore d’orchestra.
Di questo periodo giovanile, allo stato attuale delle fonti e archivi disponibili, si conservano una decina di composizioni in forma manoscritta, prevalentemente di carattere sacro (per soli, coro, orchestra e organo) destinate all’ordinario della Messa datati fra il 1844 e il 1846 tra cui un “Chirie a quattro” per coro, orchestra e organo del 1844.11La maggior parte dei manoscritti musicali riguardante la produzione sacra è conservata presso il Fondo Musicale della Basilica Santa Maria Assunta di Gandino, la Biblioteca Comunale di Crema e la Biblioteca Civica Angelo Mai di Bergamo, di cui tratteremo in seguito in un contributo dedicato.
Si ha anche notizia dell’esecuzione, presso la chiesa cremasca di San Bernardino, di una sua Messa Solenne a grande orchestra nel 1845.12Nel già citato volume Vincenzo Petrali nel X anniversario della morte del 1899, è presente una nota con la seguente indicazione: «Vari pezzi autografi di questa Messa ed altri non pochi sono in possesso del Maggiore Cav. Giuseppe Zanchi, fratello all’Alessandro [suo carissimo amico] e figlio del maestro di musica Francesco Maria Zanchi, al quale dall’autore furono donati»
Da segnalare inoltre un “Laudamus: duetto per soprano e contralto con Oboè e Corno obbligati” del 1847 composto a Milano, 13Gandino, Fondo Musicale della Basilica Santa Maria Assunta una trascrizione per cembalo del medesimo anno del terzetto “Amor gli acuti strali” tratta dall’opera “L’apoteosi d’Ercole” di Saverio Mercadante14Brescia, Biblioteca del Conservatorio di musica Luca Marenzio e una raccolta di studi di contrappunto e armonia “per uso di Antonio Petrali” che comprende anche alcune fughe di Stefano Pavesi, Giuseppe Gazzaniga e Gioacchino Rossini.15Bergamo, Biblioteca Civica Angelo Mai
(Fondo Musicale della Basilica Santa Maria Assunta di Gandino, fotografia di Diego Ambrosioni)
06/08/2023
NOTE